Impariamo a conoscere i delicati equilibri del nostro corpo: la LEPTINA
Risale agli anni ’90 del secolo scorso l’osservazione che il tessuto grasso non è una “massa inerte” come si pensava ma produce degli ormoni, veri e propri messaggeri chimici diretti a vari “bersagli” nel nostro corpo, che possono così comunicare, principalmente al Sistema Nervoso Centrale, le variazioni a carico della massa grassa.
Oggi vi descriviamo uno di questi: la leptina.
In caso di dimagrimenti troppo rapidi, diete ipocaloriche e/o restrittive, si osservano bassi livelli di leptina che “allertano” il corpo circa un impoverimento delle riserve energetiche, il quale risponde abbassando il metabolismo, aumentando il senso di fame e stimolando enzimi deputati a promuovere lo stoccaggio di adipe...tutte situazioni che favoriscono il classico “effetto yo yo” tipico di regimi dietetici squilibrati, che alla lunga porta a numerosi problemi al nostro organismo (uno ben noto è la patologia autoimmune a carico della tiroide). Lo stesso effetto compare nei forti obesi: essendoci grandi quantità di tessuto adisposo, la leptina viene prodotta, ma il corpo diviene assuefatto ad essa, con tutte le conseguenze esposte sopra (sempre più fame, metabolismo sempre meno attivo…si instaura cioè un circolo vizioso).
Questi meccanismi a livello metabolico sono comprovati da tempo, mentre sono recenti gli studi (1) neuroepidemiologici che hanno suggerito un’associazione tra livelli di leptina sierica e prestazioni cognitive nelle persone adulte. Infatti, la maggior parte di questi ha riportato un'associazione tra più basse concentrazioni sieriche di leptina e più alto rischio di malattia di Alzheimer: livelli bassi di leptina nel sangue sono associati ad una riduzione del volume dell'ippocampo, coinvolto nella memoria.
Quale è la strategia migliore quindi perché non si abbassino i livelli di leptina o non si arrivi a fenomeni di leptino-resistenza?
bilanciare a tutti i pasti con carboidrati e proteine, già dall’esordio della giornata, dalla prima colazione. Ogni pasto dovrà essere composto da un terzo di carboidrati, da un terzo di proteine e da un terzo di frutta e verdura. Solo in questo modo, calibrando equamente il livello dei macronutrienti, si rallenta l'assorbimento degli zuccheri e si evita il fenomeno delle alterazioni del flusso leptinico ed insulinico. Bisogna privilegiare pane e pasta integrali, rigorosamente senza sostanze di lavorazione in aggiunta, bisogna utilizzare esclusivamente cereali integrali senza zuccheri aggiunti, evitare i dolcificanti. E’ essenziale svegliarsi di buon ora e mettersi subito all’opera per poter fare una sana prima colazione, che deve essere il pasto più importante e ricco di tutta la giornata, composta da un frutto fresco di stagione, una base liquida (calda o fredda), affiancati da una fonte di carboidrati integrali e da una fonte proteica. Si può alternare usando della frutta di stagione con la buccia, con delle gallette integrali di riso o kamut o grano saraceno con dello speck, del crudo dolce, o anche della ricottina con del cacao amaro in polvere, con un bel bicchiere di latte di cocco; oppure è buon uso farsi una bella omelette di uova con il crudo, delle fette di pane integrali e una spremuta di arancia. Anche il pranzo e la cena dovranno essere ripartiti in maniera equa, non facendo mai mancare la fonte di fibre, costituita da verdura (e frutta prima dei pasti) possibilmente cruda, e facendo attenzione a non appesantirsi troppo a cena, puntando maggiormente sulla quota proteica. Inoltre, l’attività fisica quotidiana e l’idratazione dovranno essere alla base di uno stile di vita sano, attivo ed equilibrato.
Concludendo:
Lo Shiitake è un potente alleato del nostro intestino, essendo assodate da tempo le sue proprietà prebiotiche: la sinergia con la polvere di olive rende quindi il prodotto unico per il benessere intestinale!
Bibliografia:
- Annweiler et. All, 2019- Nutrients 2019, 11(3), 660; https://doi.org/10.3390/nu11030660
- Dalamaga, M.; Chou, S.H.; Shields, K.; Papageorgiou, P.; Polyzos, S.A.; Mantzoros, C.S. Leptin at the intersection of neuroendocrinology and metabolism: Current evidence and therapeutic perspectives. Cell Metab. 2013, 18, 29–42. [Google Scholar] [CrossRef] [PubMed]